Diabetologhe italiane in missione tra i rifugiati Sahrawi dell’Algeria, sempre più colpiti da diabete e obesità

Francesca Spanu e Luisa Porcu, diabetologhe di Fondazione AMD, sono appena rientrate in Italia dopo una missione che le ha viste impegnate a dare assistenza a circa 100 pazienti Sahrawi con diabete. Hanno affiancato personale sanitario locale nella provincia algerina di Auserd, dando indicazioni per un uso più appropriato dei pochi farmaci a disposizione, e cercando di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della corretta gestione del diabete e sulla prevenzione delle sue complicanze.

Roma, 18 ottobre 2024 – L’epidemia globale di diabesità non riguarda più solo l’Occidente ma anche i Paesi in via di sviluppo, come alcune regioni dell’Africa. La popolazione Sahrawi, che da decenni vive in campi profughi nel deserto algerino, ne è un esempio drammatico: la scarsa varietà della dieta a cui sono sottoposti, sta, infatti, portando questi rifugiati a soffrire in misura crescente di patologie quali obesità e diabete. Con l’obiettivo di migliorare il loro stato di salute anche attraverso l’assistenza diabetologica, Fondazione AMD (Associazione Medici Diabetologi) ha sottoscritto un Protocollo d’intesa con l’Azienda USL Toscana Centro per collaborare al progetto “Alleanza contro il diabete – creazione di una rete di sostegno alla cura dei pazienti Sahrawi”, sviluppato con il supporto dell’ONG Movimento Africa ’70. Alcuni soci AMD si sono, quindi, resi disponibili per partecipare a due missioni umanitarie nella provincia algerina di Auserd, tra ottobre 2024 e febbraio 2025, con l’obiettivo di migliorare il controllo glicemico dei pazienti con diabete.

 

Francesca Spanu e Luisa Porcu sono appena rientrate in Italia dopo la prime delle due missioni. “La situazione in cui versa questo popolo è di povertà estrema”, raccontano le diabetologhe. “Così come il ‘sistema sanitario’ locale: ambulatori sprovvisti di tutto, spesso senza acqua corrente e in cui prestano servizio solo infermieri. I farmaci a disposizione sono pochi e vecchi di oltre trent’anni anni rispetto a quelli in uso in Italia. Abbiamo eseguito visite di controllo a un centinaio di persone con diabete già diagnosticato, risultato nel 90% dei casi non adeguatamente controllato. Nei limiti della situazione alimentare vissuta dal popolo Sahrawi, che non ha accesso a frutta e verdura fresche, abbiamo anche fornito alcune indicazioni per una dieta più corretta. Visitati da altri medici della cooperazione toscana circa un anno fa e poi rivisti dopo quattro mesi, questi pazienti avevano avuto un miglioramento dei valori di emoglobina glicata, che però non si è confermato negli otto mesi successivi, verosimilmente per l’assenza di ulteriori controlli medici, fino al nostro intervento di questi giorni”.

 

“Nei pazienti – proseguono le esperte – manca la consapevolezza che il diabete va gestito in modo costante e che non basta l’assunzione saltuaria di qualche medicinale. Ma anche il sistema sanitario dovrebbe essere potenziato con più figure mediche specialistiche, fondamentali per garantire l’aderenza alle terapie, che possano costituire, insieme agli infermieri, una vera équipe diabetologica di base. Abbiamo, quindi, cercato di sensibilizzare la popolazione, sia i pazienti sia i loro familiari, su un uso più regolare dei farmaci, sugli effetti benefici di un’alimentazione più equilibrata e di un’attività fisica regolare, informando sulle pericolose complicanze che il diabete può causare se non viene ben gestito. In questa ottica è cruciale il ruolo svolto dagli infermieri. Siamo convinte che solo un intervento coordinato tra tutti (personale sanitario, amministratori, cooperanti, educatori) possa modificare il progressivo aumento dell’incidenza di diabete nelle popolazioni con meno risorse economiche. La parola chiave è ‘lavorare insieme’ come il Progetto Alleanza contro il Diabete si propone”.

 

“L’unica fonte di approvvigionamento alimentare del popolo Sahrawi sono gli aiuti forniti dal World Food Programme (WFP) dell’ONU, pensati, però, per far fronte a emergenze di breve durata (basati prevalentemente su carboidrati e carenti di fibre); se protratti per decenni, come in questo caso, possono diventare a loro volta causa di malnutrizione e patologie metaboliche”, spiega la dottoressa Margherita Occhipinti dell’Azienda USL Toscana Centro e Consigliere di Fondazione AMD, che ha dato impulso alla collaborazione tra i due enti “Questo spiega l’inaspettata diffusione del diabete presso le tendopoli Sahrawi e la necessità di una consulenza specialistica in loco”.

 

“Siamo lieti di dare il nostro contributo a questo importante progetto di cooperazione sanitaria internazionale”, commenta Graziano Di Cianni, Presidente di Fondazione AMD. “Grazie all’impegno, alla professionalità e al cuore dei nostri soci, abbiamo raccolto l’invito a collaborare dell’Azienda USL Toscana Centro e di Regione Toscana. Durante la missione appena conclusa e con una seconda che si svolgerà a febbraio 2025, stiamo cercando di dare vita a un modello di assistenza al paziente diabetico che sia sostenibile anche in un contesto fragile come quello dei campi profughi Sahrawi”.

 

“Il bilancio di questa prima missione che ha visto coinvolte delle specialiste in diabetologia è molto positivo”, aggiunge Stefano Fusi, Responsabile per la cooperazione internazionale dell’Azienda USL Toscana Centro. “Grazie a loro abbiamo fatto un vero salto di qualità nell’assistenza ai pazienti, nonostante la situazione sociale, economica e sanitaria difficilissima. Il valore dell’accordo sottoscritto fra la nostra azienda e Fondazione AMD sta proprio in questo: rafforzare l’intervento di formazione del personale sanitario locale con un contributo specialistico per strutturare una più efficace rete di presa in carico dei pazienti diabetici, spesso giovani donne. Il progetto ‘Alleanza contro il diabete – creazione di una rete di sostegno alla cura dei pazienti Sahrawi’ è iniziato già due anni fa, con l’Azienda USL Toscana Centro come capofila e Regione Toscana come ente finanziatore. Nel corso del tempo abbiamo raccolto l’adesione di diversi partner e oggi siamo davvero felici di aver ‘arruolato’ anche i medici diabetologi che siamo certi ci aiuteranno a raggiungere risultati importanti”.

Lascia un commento

Clicca qui per tornare alla pagina precedente