Dallo sviluppo della telemedicina, al potenziamento dell’assistenza territoriale: l’iniziativa, promossa da Sanofi, affronta sfide e opportunità per il futuro
Milano, 14 aprile 2021 – Sviluppare una “vera” telemedicina al servizio del paziente, potenziare la medicina territoriale attraverso un rapporto di più stretta collaborazione tra ospedale e territorio, migliorare l’organizzazione dei servizi al paziente e l’informazione da fonti attendibili online.
Sono queste alcune delle sfide e delle opportunità che l’oncologia e l’ematologia dovranno affrontare nel prossimo futuro, soprattutto alla luce delle criticità emerse in maniera prepotente durante i mesi della pandemia di Covid-19, raccolte da una survey condotta da Havas Life su circa 200 interlocutori tra oncologi ed ematologi, pazienti con mieloma multiplo, caregiver di persone con tumore al polmone e associazioni pazienti.
Dei risultati dell’indagine e delle possibili aree di intervento, si è parlato nel corso della conferenza stampa di presentazione di “Switch On”, il progetto promosso da Sanofi con l’obiettivo di creare Tavoli di lavoro e di confronto tra tecnici, medici specialisti, associazioni di pazienti e stakeholder di riferimento che possano portare allo sviluppo di proposte progettuali concrete.
All’evento online erano presenti clinici e rappresentanti di Associazioni Pazienti in campo oncologico ed ematologico che compongono il Comitato scientifico di “Switch On”: il Dott. Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM – Responsabile Oncologia Medica Humanitas Gavazzeni Bergamo, il Prof. Paolo Corradini, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Università degli Studi di Milano, il Prof. Paolo Ascierto, MD Melanoma. Cancer Immunotherapy and Development Therapeutics Unit – Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione “G. Pascale”, il Prof. Mario Boccadoro, Professore di Ematologia dell’Università degli Studi di Torino, la Prof.ssa Silvia Novello, Dipartimento di Oncologia, Università di Torino, AOU San Luigi Orbassano, Anna Costato, Salute Donna Onlus, Melania Quattrociocchi, Area Pazienti AIL – Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma, Giampiero Garuti, Gruppo Pazienti MMP Ph (Malattie mieloproliferative Philedelfia Negativo), AIL – Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma, Gabriella Masiello, AIMaMe – Associazione Italiana Malati di Melanoma e tumori della pelle.
La pandemia ha messo in luce lacune e opportunità in aree di grande rilievo per la sanità e la salute del nostro Paese, su cui è diventato sempre più urgente e strategico intervenire: prima fra tutti la telemedicina. Incrementare e sviluppare servizi di teleassistenza – a supporto e non in sostituzione delle visite in presenza – attraverso l’investimento di risorse economiche e la formazione all’utilizzo di un’adeguata tecnologia, consentirebbe un’efficace presa in carico del paziente da remoto, garantendo la continuità delle cure. Fondamentale, sotto questo aspetto, è risultato essere il coinvolgimento e il contributo dei medici di medicina generale in stretta sinergia e collaborazione con il medico specialista.
La tecnologia acquisirà quindi sempre più spazio nella pratica clinica e nella gestione del paziente oncologico/ematologico. Dai dati della survey è emerso che per 9 medici su 10 la tecnologia ricoprirà un ruolo sempre più predominante nello sviluppo della professione medica nei prossimi 2-3 anni. 7 medici su 10 ritengono inoltre che potrà migliorare la qualità della propria professione, grazie al risparmio di tempo dedicato alle pratiche burocratiche e grazie alla condivisione di dati e referti con altri medici per una presa in carico multidisciplinare del paziente.
Nonostante durante l’emergenza Covid-19, l’erogazione delle terapie ai pazienti non abbia subito rallentamenti, ha subito invece una flessione la prevenzione sia primaria che secondaria dei pazienti non-Covid. Proprio per rispondere a questa esigenza, tra le azioni indicate come prioritarie per il post-emergenza risalta quella relativa all’istituzione di servizi in grado di rafforzare l’assistenza domiciliare e la medicina territoriale.
Dalla survey inoltre è emerso come circa 8 medici su 10 pensino che un supporto trasversale ai pazienti, da quello psicologico a quello nutrizionale e motorio, rappresenti uno tra i principali bisogni a cui sarà necessario rispondere nel prossimo futuro.
La comunicazione da remoto sarà dunque sempre più centrale nel rapporto medico-paziente, ma dovrà essere sviluppata accompagnando gradualmente i pazienti nel corretto utilizzo: la comunicazione mediata da strumenti digitali, ad esempio, viene ritenuta idonea solo in alcune fasi del percorso di assistenza e cura del paziente, come i controlli e i follow-up, e non nelle fasi diagnostico-terapeutiche.
Inoltre, la necessità di un alleggerimento del carico sugli ospedali, in previsione del perdurare o del riproporsi in futuro di restrizioni simili a quelle messe in atto durante la pandemia, è possibile solo sopperendo alle carenze strutturali, burocratiche e di organico: potrà essere necessario dunque limitare gli accessi non necessari del paziente in ospedale, implementando strumenti alternativi di gestione non emergenziale e migliorare la gestione dell’informazione ai pazienti.
I pazienti, già in maniera proattiva, ricercano sul web notizie sul proprio stato di salute e sulle terapie disponibili. Tuttavia, i clinici, pur esprimendosi con cautela circa la qualità delle informazioni presenti sul web, sottolineano la necessità di sviluppo di piattaforme on-line, e di un maggior numero di fonti attendibili da mettere a disposizione di malati e caregiver. Le campagne di sensibilizzazione, per esempio quella sulla vaccinazione oncologica, svolgono un ruolo fondamentale per la prevenzione e la conoscenza su patologie e terapie.
La pandemia ha permesso di mettere in luce dunque alcuni bisogni ma anche aree di opportunità su cui sarà prioritario intervenire: da qui parte il progetto “Switch On” che pone le basi per future progettualità per sostenere e dare impulso all’oncologia ed ’ematologia di domani.