Circa un terzo della mortalità nelle donne è dovuto alla cardiopatia ischemica: tra le cause, incidono fattori culturali e una scarsa consapevolezza rispetto a questa patologia come “malattia delle donne”. Occorre agire in modo attivo attraverso un progetto di sensibilizzazione e prevenzione a fianco delle donne per diffondere conoscenza su fattori di rischio, sintomi della malattia e azioni preventive da perseguire.
Monza, 13 luglio 2021 – Pochi purtroppo sanno che il Killer numero uno per le donne non è il cancro al seno o all’utero, ma la Cardiopatia Ischemica, una patologia che, causata da un insufficiente apporto di sangue e di ossigeno al muscolo cardiaco – con conseguente rischio di infarto miocardico e arresto cardiaco – è responsabile di un terzo della mortalità femminile.
Se statisticamente la donna soffre di cuore all’incirca dopo i cinquant’anni – per il venir meno dello scudo protettivo estrogenico che accompagna la menopausa – anche le giovani donne sono a rischio1, soprattutto se fumatrici e contestualmente utilizzatrici di contraccettivi orali. Inoltre, la scarsa consapevolezza di avere altre problematiche di salute correlate, può ulteriormente alimentare un basso livello di priorità attribuito a questa malattia: basti pensare che in Italia il 35%2 delle donne non sa di essere ipertesa ed il 42%3non è consapevole di avere il colesterolo alto. È evidente, quindi, come la percezione che le donne stesse hanno del rischio cardiovascolare sia ancora troppo bassa.
La causa di questa sottostima può essere ricondotta principalmente alla disparità esistente tra i sessi in termini di salute. L’infarto e l’ictus4–5 infatti, sono ancora considerate malattie “maschili” e ciò ha limitato, negli anni, i progressi della ricerca e della gestione terapeutica di tali patologie nelle donne. Non è un caso, quindi, che la sperimentazione dei farmaci in questa branca della medicina coinvolga soprattutto pazienti maschi. Una vera e propria esclusività che non ha influito solo sulla rilevazione, spesso confusa, delle diagnosi, ma anche sulla già complessa individuazione delle terapie adeguate: non possiamo dare per scontato, infatti, che una terapia testata su un uomo, per una malattia che ha espressioni diverse nei due generi, possa ottenere gli stessi risultati su una donna.
Un tema caldo, questo della cosiddetta “medicina di genere”, il cui obiettivo è quello di comprendere i meccanismi attraverso i quali le differenze legate al genere agiscono sullo stato di salute, sull’insorgenza e il decorso di molte malattie, nonché sugli outcome delle terapie. Menzionato per la prima volta agli inizi degli anni ‘90, il dibattito sulla “medicina di genere” esplode tra l’opinione pubblica in seguito alla pubblicazione del noto editoriale “The Yentl syndrome”6 redatto dalla Dott.ssa Bernardine Healy – cardiologa americana e Direttrice del National Institute of Health -, in cui lei stessa evidenziava la differente gestione della patologia coronarica nei due generi, con un numero ridotto di interventi diagnostici e terapeutici effettuati sulle donne rispetto agli uomini e, dunque, un approccio clinico-terapeutico discriminatorio e insufficiente se confrontato con quello adottato per gli uomini.
Ma la malattia cardiaca non è trascurata solo per una distorsione culturale: a entrare in gioco vi è anche l’atipicità dei sintomi. Le donne colpite da attacco cardiaco, infatti, spesso presentano manifestazioni diverse da quelle maschili, che confondono talvolta anche i sanitari perché simili agli stessi sintomi della sindrome menopausale. Accade quindi che l’interpretazione clinica sia più difficile, l’intervento diagnostico-terapeutico meno tempestivo e meno preciso, nonostante la patologia registri proprio tra le donne dei fattori di rischio ben precisi: dalla menopausa precoce al diabete gestazionale, fino alla preeclampsia e al parto pretermine, in cui il rischio tende a raddoppiare.
In questo contesto, la consapevolezza e la prevenzione giocano un ruolo chiave. Così come l’importanza di sensibilizzare ed educare l’opinione pubblica proprio sulla discriminazione di genere in medicina per abbattere uno stereotipo culturale ancora poco dibattuto. Ed è proprio con questo intento che SYNLAB, network nazionale di Laboratori dotati di Punti Prelievo e Centri Polidiagnostici di eccellenza, promuove “Cuore di Donna”: un ambizioso progetto che, volto a far luce su questo gap culturale e di genere, mira a sensibilizzare sui fattori di rischio e sulla prevenzione delle patologie cardiache, coinvolgendo concretamente le donne attraverso una serie di interessanti iniziative sul territorio e presso le proprie sedi. Ideato formalmente lo scorso anno in piena pandemia, il progetto ha previsto per ora – nel rispetto delle direttive nazionali anti Covid – una serie di iniziative digitali con la promessa di affiancarne altre in presenza non appena le circostanze lo permetteranno.
Tra gli strumenti creati da SYNLAB per fare educazione sanitaria in modo facile e chiaro, troviamo un originale e innovativo video cartoon per sensibilizzare il pubblico sui principali rischi della patologia e sull’importanza della prevenzione. Il video verrà anche diffuso tra i monitor delle principali sedi con l’intento di raggiungere e coinvolgere un sempre più esteso bacino di pubblico. Di portata ancor più ampia e capillare, un “Vademecum Salva Cuore” informativo contenente consigli e pillole di conoscenza legati alla prevenzione della Cardiopatia Ischemica femminile – scaricabile gratuitamente online e disponibile presso le accettazioni dei centri Synlab. Il Vademecum educa su tre livelli:
“Siamo molto orgogliosi di questo progetto, perché permette a SYNLAB di agire in modo attivo nei confronti di una tematica importante come quello della cardiopatia ischemica. Il progetto nasce principalmente per sensibilizzare l’opinione pubblica su una distorsione culturale rilevante che, ancora oggi, vede le donne discriminate in fatto di sperimentazione e rilevazione delle diagnosi nell’ambito delle patologie cardiovascolari. Il nostro desiderio è quello di mettere in luce questo gap e affiancare le donne per accrescere la loro consapevolezza verso questo rischio e verso le buone pratiche da attuare per un’azione preventiva. Il progetto rientra nella più ampia missione di SYNLAB volta a fornire ai pazienti una base di informazioni utili per una vita più sana e consapevole, oltre che offrire il più alto livello di servizi diagnostici personalizzati e di eccellenza, garantendo standard di qualità innovativi e consolidando la nostra posizione di “Partner di Salute” nei servizi di laboratorio e di diagnostica medica” commenta Giovanni Gianolli, CEO Synlab Italia.
L’impegno di SYNLAB non finisce però qui. Con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità medica e l’opinione pubblica sul rischio cardiovascolare femminile, SYNLAB ha previsto anche un vero e proprio programma di attività mirate sul territorio: da convegni e incontri aperti al pubblico – già realizzati in diversi centri lombardi, verranno estesi da settembre nelle varie regioni in cui il network è presente – a campagne di screening gratuiti per le dipendenti e per le donne nei territori presidiati da SYNLAB. Un’azione fondamentale quest’ultima, per tutelare il benessere del cuore che, secondo un dato statistico ancora poco considerato, ha contribuito a salvare – negli ultimi 20 anni – circa 43.00010 vite.
VademecumCuore_donnaSynlabWeb__Italy
1Vaccarino V et al NRMI N England J Med 1999 ; 341 217-225
2-3 Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare/Health Examination Survey Donne, 35-74 anni confronto anni 1998-2002 e 2008-2012
7 Fonte: Palmieri L, Bennett K, Giampaoli S, Capewell S. Explaining the Decrease in Coronary Heart Disease Mortality in Italy between 1980 and 2000. Am J Public Health 2009; 99: 1-9
8Fonte: The NIH-NHBLI
Fonte: American Heart Association, Circulation
9 Fonte: American Heart Association, Circulation
10 Fonte: Palmieri L, Bennett K, Giampaoli S, Capewell S. Explaining the Decrease in Coronary Heart Disease Mortality in Italy between 1980 and 2000. Am J Public Health 2009; 99: 1-9