Bruxelles, 7 ottobre 2021 – In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, che si celebra ogni anno il 10 ottobre, The European House Ambrosetti e Angelini Pharma presentano i dati della ricerca “Headway 2023 – Mental Health Index”, una fotografia multidimensionale che contiene i dati disponibili sulla Salute Mentale nei ventisette Paesi UE e nel Regno Unito, e le risposte dei sistemi sanitari e sociali tra cui scuola e lavoro.
“L’indice considera un approccio multidisciplinare che unisce all’aspetto clinico sanitario l’importanza di programmi e politiche pubbliche per la promozione e il mantenimento di un buono stato di salute mentale, intesa come parte fondamentale del benessere di ogni individuo, considerando l’ambito lavorativo, scolastico e nella società in generale” sostiene Daniela Bianco, Partner e Responsabile dell’Area Healthcare di The European House – Ambrosetti, “Il tema della multidisciplinarietà, è stato tema chiave sia della Seconda Conferenza sulla Salute Mentale realizzata dal Ministero della Salute a giugno, ma anche nel side event del G20 di inizio settembre, in cui per la prima volta un evento del G20 è stato specificamente dedicato alla salute mentale. All’interno della Declaration dei Ministri della Salute del G20, la salute mentale è inoltre riconosciuta come un elemento fondamentale per uno sviluppo socioeconomico sostenibile.”
Prima della pandemia, il contesto della salute mentale in Europa era già molto preoccupante: si stima che 84 milioni di persone (1 persona su 6) soffrissero di disturbi mentali e che 165.000 morti all’anno fossero dovute a malattie mentali o suicidio, posizionando così le condizioni di salute mentale al quinto posto tra le più comuni e al secondo posto tra le malattie non trasmissibili più invalidanti, rappresentando il 15% del carico di disabilità europeo.
Tra le patologie mentali, le più diffuse sono ansia (5.529 casi per 100.000 abitanti) e depressione (4.367 casi per 100.000 abitanti) seguite da bipolarismo, disturbo dello spettro autistico e schizofrenia (337 per 100.000 abitanti). Il suicidio è la sesta causa di morte nell’Unione Europea nella popolazione di età inferiore ai 70 anni e la quarta causa di morte nella popolazione sotto i 20 anni. I Paesi con il più alto tasso di suicidio sono la Lituania e la Slovenia (rispettivamente 26 e 19,5 casi ogni 100 000 abitanti) mentre quelli con il più basso tasso sono la Grecia e Cipro (rispettivamente 4,5 e 4 casi ogni 100 000 abitanti); l’Italia registra 5,9 casi.
Almeno il 50% dei disturbi mentali si manifesta prima dei 15 anni e l’80% di questi insorge prima dei 18 anni. In Italia il 30% dei ragazzi che abbandonano la scuola, sono anche affetti da un disturbo mentale o comportamentale, più alto della media europea (pari al 27,4%), ma più basso del 72% in Portogallo e del 59% in Spagna. In Danimarca, dove i programmi di prevenzione e promozione della buona salute mentale nelle scuole sono più consolidati, il tasso di abbandono scende all’8,3%.
Uno dei fattori di rischio e campanello d’allarme per l’insorgenza di disturbi mentali è l’abuso di alcool, i cui danni sono uno dei principali problemi di salute pubblica nell’Unione Europea. Nel 2020 più di 140 milioni di persone in Europa, il 32,9% della popolazione, hanno riferito di aver fatto abuso di alcool: la situazione peggiore è quella registrata in Germania e Slovenia, in cui quasi la metà della popolazione ha dichiarato di aver fatto uso di alcool in modo eccessivo (rispettivamente il 49,3% e il 48,4%), il 15% in più rispetto alla media europea. L’Italia, assieme all’Estonia, ha registrato la percentuale più bassa, il 22%.
Anche il bullismo, che colpisce migliaia di bambini e adolescenti nell’Unione Europea, rappresenta un importante fattore di rischio per i disturbi mentali. In media, il 28,2% dei giovani ha riferito di aver subito atti di bullismo. Tra i giovani di età compresa fra 9 e 16 anni, l’80% ha riferito di essere vittima di cyber bullismo. L’Italia è il Paese con la percentuale più bassa, davanti solo alla Svezia, con il 15,3% dei giovani italiani che ha riferito di essere stato vittima di bullismo frequentemente: la percentuale più alta in Lituania, il 53,3%.
L’Italia, assieme a Paesi Bassi, Irlanda e Danimarca, ha ottenuto il punteggio più alto riguardo la qualità dell’assistenza sanitaria alle persone affette da un disturbo mentale, mentre Lettonia, Grecia e Romania hanno ottenuto quello più basso. Dall’altro canto, però il nostro Paese ottiene valori inferiori alla media europea per quanto riguarda la disponibilità di operatori sanitari (psichiatri, psicologi e infermieri).
Da “Headway 2023 – Mental Health Index”, emerge in generale un’ampia variabilità nella risposta dei Paesi europei in riferimento alle risorse economiche, servizi e strutture sanitarie e servizi sociali e assistenziali per i pazienti affetti da disturbi mentali. L’Italia risulta uno degli ultimi Paesi europei, sopra solo a Estonia e Bulgaria, nella percentuale di spesa sanitaria destinata alle malattie mentali: nel nostro Paese solo il 3,5% delle risorse viene destinato in modo specifico alla salute mentale, un valore modesto rispetto alla Germania (11,3%), Svezia (10%) e Regno Unito (9,5%) che superano ampiamente la media generale.
“Headway 2023 – Mental Health Index è uno strumento fondamentale per evidenziare i punti deboli e le criticità che ancora ci sono nella gestione di questi pazienti e nella risposta ai loro bisogni di salute. Il confronto tra le varie esperienze europee è utile affinchè ogni Paese focalizzi l’attenzione su quali servizi sia necessario implementare, quali e quante risorse impiegare per introdurre i miglioramenti necessari – ha commentato Agnese Cattaneo, Global Chief Medical Officer di Angelini Pharma -. Come altri aspetti del benessere psico-fisico, anche la Salute Mentale può essere influenzata da fattori ambientali, socioeconomici ed evolutivi. Ancora oggi, purtroppo, stigma e discriminazione sono le principali cause di emarginazione delle persone con disturbi di salute mentale nelle scuole, sul posto di lavoro e nella società”.
L’urgenza di migliorare ulteriormente il benessere mentale della popolazione europea è supportata da recenti studi dell’OCSE che stimano gli elevati costi totali impiegati per la gestione e la presa in carico di chi soffre di patologie mentali a più del 4% del PIL (oltre 600 miliardi di euro).
La salute e il benessere dei lavoratori sono sempre più riconosciuti come una questione rilevante: il tasso di occupazione delle persone affette da depressione è molto eterogeneo, con tassi che oscillano tra il 26,9% della Romania al 68% in Germania. Tuttavia, sono frequenti gli episodi di assenteismo e il costo legato alla perdita di produttività è molto elevato (pari 1,6% del PIL europeo). È importante sottolineare anche il dato relativo al divario dei salari e del tasso di occupazione: a livello europeo, le persone con disordini mentali percepiscono un salario del 58% più basso rispetto a quello mediano, mentre in Italia, il gap occupazionale è del -31,6% per chi è affetto da un disturbo mentale rispetto al resto della popolazione.
Ad una situazione già così complessa, da due anni si è aggiunta l’epidemia di Covid-19 che ha completamente stravolto la vita personale e lavorativa di tutti, con pesanti ripercussioni sul benessere psico-fisico.
Per quanto riguarda le donne, la pandemia ne ha notevolmente minato il benessere mentale tra perdita del lavoro e gestione di casa e lavoro, fino all’aumento di episodi di violenza domestica: il 53%, contro il 37% degli uomini, ha riferito che il lockdown ha avuto un impatto negativo significativo sulla propria salute mentale e l’83% di loro, contro il 36% degli uomini, denuncia un aumento importante dello stato di depressione.
Anche i giovani sono stati duramente colpiti dalla pandemia, a causa dei prolungati periodi di isolamento e delle limitate interazioni sociali: il rischio di depressione nella popolazione dai 18 ai 34 anni è stato sempre più alto fino a raggiungere il 64% durante l’ultima ondata della pandemia. È aumentato del 15% (rispetto al 2015) il numero di bambini in carico ai servizi sociali a causa di maltrattamenti; 1 minore su 6 sotto i 6 anni ha riscontrato problemi comportamentali e di regressione, 1 minore su 7 tra 6 e 18 anni.
Tra le categorie più vulnerabili, e quindi maggiormente colpite dalla pandemia, le persone affette da disturbi mentali sono tra quelle che hanno risentito di più dell’interruzione dei servizi di presa in carico: secondo uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 93% dei Paesi ha riportato una paralisi di uno o più servizi per i pazienti con problemi mentali, il 78% e 75% dei Paesi la completa o parziale interruzione dei servizi di salute mentale, rispettivamente, nelle scuole e nei luoghi di lavoro.
La finalità dell’agire condiviso, racchiuso nell’indice, è ridurre il burden dei disordini mentali e progettare una nuova tabella di marcia per la salute mentale in Europa. Questa sfida si affronta e si vince attraverso iniziative che implementino dinamiche di intervento per individuare, e gestire, i fattori di rischio e consentire il riconoscimento di situazioni critiche prima che diventino patologiche. Nuove soluzioni, quindi, un adeguato sostegno organizzato e la promozione di stili di vita che consentano di far ritrovare a tutti il benessere mentale.
L’Amministratore Delegato di Angelini Pharma, Pierluigi Antonelli, ha dichiarato: “Le misure messe in atto per la ripresa dalla pandemia rappresentano una cruciale opportunità per migliorare i servizi e le politiche di salute mentale in Europa, con la salute del cervello in cima all’agenda della sanità pubblica europea. L’Headway 2023 Mental Health Index offre la prima panoramica completa sullo stato dei sistemi sanitari in materia di salute mentale in Europa. Il rapporto evidenzia la percentuale di disturbi mentali tra le persone in età lavorativa e l’urgente necessità anche per i datori di lavoro di creare politiche adeguate che rispondano ai loro bisogni di salute mentale. Il Gruppo Angelini, grazie anche al forte impegno dei nostri azionisti, mette a disposizione un helpdesk psicologico per tutti i nostri dipendenti. È fondamentale, mentre supportiamo politiche di advocacy in favore dei cittadini, essere coerenti e lavorare responsabilmente innanzitutto all’interno delle nostre organizzazioni“.