Ridisegnare la salute del futuro

Con la pandemia è emersa l’importanza di un sistema che non si faccia più trovare impreparato in caso di emergenza. Per questo, per il settore industriale del farmaco riunito oggi in assemblea pubblica, è necessario ridisegnare la salute del futuro.

M. Elisabetta Calabrese

Roma 8 luglio 2021  “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. Sono le parole pronunciate da papa Francesco all’inizio della pandemia che il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi ha volutamente ripreso nel corso dell’assemblea pubblica 2021 riunita dopo il tunnel di questi ultimi due anni, per accendere i riflettori sulla necessità di ridisegnare la salute del futuro : “ Questa esperienza – ha detto- ci ha insegnato tante cose fra le quali quanto siamo fragili e quanto necessaria sia la capacità di prevenire e gestire un’emergenza collettiva”. Occorre partire da un presupposto che mai come ora appare evidente a tutti, sottolinea Scaccabarozzi: non c’è economia senza salute pertanto non c’è futuro senza salute. Dunque il mosaico di cui si compone il concetto di salute fatto di “ricerca, digitalizzazione, robotica avanzata, transizione ecologica, lavoro di qualità, formazione continua e investimento nelle nuove generazioni, coesione sociale” deve rappresentare a livello globale un investimento e non un costo.

“La filiera farmaceutica è tutto questo ed in Italia è più diffusa di quanto si pensi”.

Gli industriali del farmaco si dichiarano perciò: “Pronti a investire in produzione e ricerca 4,6 miliardi nei prossimi 3 anni, con progetti facilmente cantierabili che potrebbero portare 8.000 nuovi posti di lavoro. Ma è giunto il momento di cambiare rotta nella governance del settore. E per farlo indicano le richieste ritenute più importanti ai fini di un costruttivo coordinamento delle politiche sanitarie e industriali :

  • agire velocemente, dopo anni di sottofinanziamento, per adeguare le risorse al bisogno di salute dei cittadini e all’invecchiamento della popolazione;

• eliminare le pesanti complessità burocratiche per corrispondere alla velocità che caratterizza lo scenario delle life sciences;

• adeguare la governance e le normative ai cambiamenti radicali in atto che hanno trasformato il farmaco da prodotto a processo e alla conseguente concorrenza internazionale nella ricerca;

• riconoscere la tutela brevettuale, di cui in questi mesi incredibilmente si chiede la sospensione o addirittura la cancellazione, senza che siano adeguatamente considerate le dinamiche di mercato e i benefici che hanno generato con evidente superiorità della medicina occidentale rispetto ai sistemi autoritari ove non si praticano trasparenza e piena condivisione delle informazioni.

Ora con il PNRR possono arrivare i finanziamenti necessari per la reingegnerizzazione del SSN e per gli investimenti nella filiera della Salute. “Ci sono 1.500 miliardi di dollari pronti a essere investiti in ricerca nel mondo dal 2020 al 2026. Il valore di quasi 7 PNRR.  Credo che si debba avvertire tutta la responsabilità di attirarli il più possibile in Italia che vanta una qualità riconosciuta a livello internazionale negli studi clinici.”

Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per emergere in quelle che oggi si definiscono le Life Sciences,  grazie alle sue risorse di eccellenza.

“Non dimentichiamo che siamo coinvolti nelle fasi produttive di 5 su 6 vaccini anti-Covid- fa notare ancora  Scaccabarozzi. Abbiamo progetti di eccellenza per gli anticorpi monoclonali da imprese italiane, multinazionali e in partnership tra loro. Il Paese fa parte della rete internazionale di produzione di antivirali ed è all’avanguardia nelle pubblicazioni biomediche, nei test rapidi e negli studi clinici. Ed è anche sede di ricerca e produzione, con veri e propri centri di eccellenza globali per molte patologie: oncologia, antibiotici di nuova generazione, plasmaderivati, prodotti coperti da brevetto che hanno consentito di riportare in Italia tutta la filiera, immunoterapie, farmaci orfani, tecnologie mRNA, insulina e antidiabetici innovativi, prodotti iniettivi e sterili, farmaci innovativi contro lo scompenso cardiaco o antiepatite, vaccini non covid resi più efficaci dagli adiuvanti, farmaci in asepsi, principi attivi innovativi”.

E allora cosa manca per rendere sempre più attrattivo il nostro Paese?  Ciò che va trovata è la giusta “misura tra intervento pubblico e ruolo del privato” come  ha affermato nel suo intervento il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ricordando che : “Nel decreto Sostegni  abbiamo previsto l’innalzamento del tetto del credito di imposta mentre dobbiamo lavorare ancora in Europa per estendere il Temporary Framework, necessario per aprire nuovi spazi all’intervento pubblico´. Nel contempo il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, esprime “la gratitudine del Governo verso l’industria farmaceutica italiana. La rapidissima realizzazione dei vaccini rende giustizia a posizioni di diffidenza nei confronti della scienza, ora aspettiamo con ansia l’arrivo di un vaccino italiano e su questo il Governo è impegnato per vincere questa sfida”.

Una sfida che ci vede ancora impegnati perché la pandemia non è finita. Occorre ancora mantenere “prudenza e attenzione soprattutto per le varianti che sono elementi di ulteriore preoccupazione in un quadro che va seguito con grande attenzione” come ribadisce il ministro della Salute Roberto Speranza sull’onda del monito lanciato dall’OMS che, per quanto ci riguarda, nonostante le oltre 500.000 dosi somministrate ed il conseguente trend di miglioramento, invita tutti a non abbassare la guardia.

Per il coordinatore della Commissione Salute delle Regioni Raffaele Donini si tratta di ” proseguire in un gioco di squadra avviato durante la pandemia in un’ottica di partnership anche con le imprese del farmaco con cui vanno attivati tavoli tematici come innovazione e cronicità”

“L’obiettivo e proseguire insieme per valutare tutti i cambiamenti necessari per armonizzare sistemi regionali dentro un sistema unico”.

Il clima che si respira in conclusione è quello del desiderio di tornare ad essere ottimisti e fiduciosi,  ma non è solo una questione di buona volontà quella espressa a nome di tutto il settore, dal leader di Farmindustria.

Essere partner strategico del Paese, per un comparto che porta l’Italia ai primi posti UE insieme a Francia e Germania nella produzione farmaceutica e che contribuisce alla ricchezza del Paese con oltre 34 miliardi di euro,  rappresenta con orgoglio la concreta “capacità di costituire un patrimonio per la salute delle persone, l’economia e la società, l’ambiente”.

 

Relazione_Presidente_Farmindustria

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