Linfoma non-Hodgkin: approvato in Italia Polatuzumab, il primo anticorpo farmaco-coniugato in combinazione con il regime chemioterapico R-CHP per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B non pretrattato

  • Polatuzumab in associazione con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (R-CHP) è la prima terapia approvata da AIFA negli ultimi 20 anni per il trattamento di prima linea del linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL).
  • Polatuzumab in associazione ad R-CHP è rimborsato per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) non pretrattato con fattore di indice prognostico (IPI) 3-5.
  • Il trattamento di prima linea con Polatuzumab in associazione ad R-CHP ha dimostrato una riduzione del rischio di Progression Free Survival (PFS) del 27% rispetto ad R-CHOP (standard di cura) in una popolazione di pazienti con DLBCL caratterizzata da malattia a rischio intermedio o alto.
  • Polatuzumab in associazione ad R-CHP riduce il rischio di malattia primariamente refrattaria del 25%.

 

Monza, 08 febbraio 2024 – L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in data 20 dicembre 2023, ha approvato polatuzumab in combinazione con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (R-CHP) per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) precedentemente non trattato con fattore di indice prognostico (IPI) 3-5, da oggi disponibile e rimborsato anche in Italia.

Lo studio POLARIX ha dimostrato che polatuzumab in combinazione con R-CHP riduce il rischio di progressione della malattia, ricaduta o morte del 27% rispetto allo standard di cura, R-CHOP, con un profilo di sicurezza comparabile.

Il DLBCL rappresenta una forma aggressiva e complessa di malattia, costituendo la variante più diffusa di linfoma non Hodgkin in Italia (circa il 30% delle nuove diagnosi di linfoma non-Hodgkin).

Ogni anno, infatti, si contano oltre 500.000 nuove diagnosi a livello mondiale e circa 13.200 in Italia e le opzioni terapeutiche negli ultimi vent’anni hanno subito progressi limitati nell’ottimizzazione delle risposte per i pazienti con DLBCL non trattato precedentemente.

Sebbene una percentuale considerevole di pazienti risponda positivamente al trattamento iniziale, quasi il 40% non mostra risposta o sperimenta una ricaduta. Polatuzumab in combinazione con R-CHP è la prima terapia dopo circa 20 anni ad aver dimostrato, in uno studio clinico controllato e randomizzato di fase III con 879 pazienti arruolati, un beneficio significativo in termini di PFS (obiettivo primario dello studio) per il trattamento di prima linea del DLBCL.

“Oggi celebriamo un importante passo avanti nella lotta contro il linfoma diffuso a grandi cellule B”, ha dichiarato il Professor Maurizio Martelli, Professore Ordinario e Direttore UOC Ematologia Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Umberto I/ Università “Sapienza” – Roma“Dopo quasi vent’anni dall’introduzione di nuove opzioni terapeutiche, la decisione dell’AIFA apre le porte a una nuova era di trattamento per i pazienti di recente diagnosi. La combinazione di polatuzumab e R-CHP rappresenta una nuova risorsa rispetto all’attuale terapia standard (R-CHOP) che potrebbe significativamente migliorare gli esiti e portare benefici tangibili a coloro che affrontano questo tipo di linfoma aggressivo. Come comunità scientifica, riconosciamo l’importanza dell’innovazione terapeutica, offrendo così una nuova prospettiva e contribuendo a migliorare la cura e la qualità di vita di molti pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B”.

I pazienti trattati con polatuzumab in prima linea DLBCL, ad un follow up di 2 anni, ricevono molte meno terapie anti-linfoma successive (sistemiche, radioterapiche, autotrapianto e CAR-T) rispetto ai pazienti trattati con R-CHOP.

“Questa nuova terapia, arrivata dopo decenni di tentativi, aumenta le possibilità di guarigione dei pazienti con la prima linea di trattamento, riducendo quindi la necessità di dover ricorrere a terapie di seconda e di terza linea, spesso molto gravose e impegnative per i pazienti e per la sostenibilità del sistema sanitario”, ha dichiarato il Dottor Antonello Pinto, Direttore Medico dell’Istituto Nazionale Tumori, Fondazione ‘G. Pascale’, IRCCS di Napoli. “L’impatto di questa innovazione si estende dunque al benessere psicologico dei pazienti e dei loro cari. Si tratta quindi di una modalità terapeutica che non solo riduce il rischio di recidiva ma che contribuisce anche a preservare e migliorare la qualità della vita di coloro che affrontano questa difficile sfida. Questo risultato è il frutto della ricerca e dell’impegno incessante nel campo dell’oncologia e ci sprona a continuare nella missione di fornire cure sempre più efficaci e offrire una speranza concreta per il futuro”.

 

Affrontare il percorso di diagnosi e trattamento del DLBCL (Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B) è un’esperienza emotiva che coinvolge una serie di alti e bassi. Fondamentale in questo contesto è la costruzione di una solida alleanza terapeutica con il proprio medico. La sensazione di essere guidati e sostenuti lungo l’intero percorso rappresenta un elemento cruciale per i pazienti e le loro famiglie.

Inoltre, la formulazione di domande, la ricerca di informazioni corrette, la focalizzazione su problemi pratici e la gestione delle emozioni sono strumenti fondamentali per affrontare diagnosi e trattamento con il piede giusto.

“Dobbiamo e vogliamo essere un punto di riferimento sul territorio per tutte quelle persone che hanno appena ricevuto la notizia della diagnosi e hanno bisogno di supporto psicologico immediato. Il nostro impegno si concretizza nell’essere accanto e seguire il paziente e i suoi caregiver in questo percorso, fin dal primo momento, perché riteniamo che l’aspetto emotivo e psicologico giochi un ruolo fondamentale nella gestione di questa patologia. Il più importante strumento per affrontare il percorso di cure è sensibilizzare e promuovere una corretta informazione sulla patologia verso tutta la popolazione” afferma Rosalba Barbieri, Vice Presidente AIL Nazionale e Presidente AIL Novara VCO.

“I Linfomi non Hodgkin sono patologie complesse, che portano con sé un impatto significativo sui pazienti e sulle loro famiglie. La priorità del sistema di cura dovrebbe essere quella di garantire a ciascun individuo la possibilità di affrontare il percorso terapeutico con il massimo supporto clinico, ma anche emotivo, psicologico, nutrizionale e tutti gli interventi che possono preservare e migliorare la qualità complessiva della vita. Per raggiungere questi obiettivi, unitamente ai benefici apportati dall’innovazione terapeutica, è fondamentale poter contare su un’organizzazione sanitaria efficiente in collaborazione con le associazioni di pazienti di riferimento e le istituzioni. Solo attraverso un dialogo continuo e una cooperazione tra le parti coinvolte, in sinergia con i benefici apportati dall’innovazione terapeutica, possiamo affrontare l’impatto che patologie come i Linfomi non Hodgkin hanno anche in termini di tempi medici e assistenza alle cure” conclude Davide Petruzzelli, Presidente Lampada di Aladino ETS.

 

Sono più di 80 i paesi che hanno approvato la combinazione di polatuzumab con R-CHP per il trattamento di pazienti adulti con DLBCL precedentemente non trattato, compresi l’UE, il Regno Unito, il Giappone, il Canada, la Cina e da oggi anche l’Italia.

“L’approvazione da parte di AIFA di polatuzumab in combinazione con R-CHP rappresenta una svolta significativa per i pazienti italiani affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL). Questa terapia, la prima approvata negli ultimi 20 anni, offre una nuova prospettiva di trattamento, dimostrando una riduzione del rischio di progressione del 27% rispetto allo standard di cura.” dichiara Federico Pantellini, Medical Affairs Chapter Lead Roche Pharma. La sua efficacia potrebbe non solo migliorare gli esiti clinici, ma anche ridurre la necessità di terapie successive, contribuendo così alla sostenibilità del sistema sanitario. La decisione dell’AIFA apre le porte a una nuova era di cure per i pazienti di recente diagnosi, offrendo una speranza concreta e migliorando la qualità di vita.”

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