Milano, 20 aprile 2021 – La Commissione Europea ha approvato isatuximab in combinazione con carfilzomib e desametasone (Kd) per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato sottoposti ad almeno una precedente terapia. Si tratta della seconda approvazione europea di isatuximab, in combinazione a un regime standard di cura, in meno di 12 mesi.
“Il 73% dei pazienti trattati nello studio IKEMA con il regime isatuximab ha raggiunto una riduzione della taglia di malattia ≥90% e quasi il 30% ha conseguito una risposta profonda con malattia non dimostrabile con le tecniche di laboratorio tradizionali”, ha detto Michele Cavo, Direttore dell’Istituto di Ematologia “Seràgnoli” IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna e Principal Investigator dello studio IKEMA in Italia. “Essendo il mieloma una patologia al momento priva di cura nella maggior parte dei pazienti e andando questi incontro a sequenziali ricadute della loro malattia, è importante proseguire con determinazione lo sviluppo di innovative opzioni di trattamento. Questo nuovo regime andrà ad arricchire l’armamentario terapeutico per i pazienti con mieloma multiplo recidivato che potranno quindi beneficiare di questa nuova efficace opzione”.
L’approvazione europea segue di circa un mese quella della Food and Drug Administration (FDA) statunitense per isatuximab in una simile indicazione. Nel giugno dello scorso anno, invece, Sanofi aveva annunciato l’approvazione in Europa di isatuximab in combinazione con un altro regime standard di cura, quello con pomalidomide e desametasone (pom-dex) come trattamento di pazienti adulti con MM recidivato e refrattario che hanno ricevuto almeno due terapie precedenti tra cui lenalidomide e un inibitore del proteasoma, dimostrando una progressione della malattia a seguito dell’ultima terapia.
“Questa approvazione permette ai pazienti affetti da mieloma multiplo in Europa di essere trattati con isatuximab in combinazione con carfilzomib e desametasone, vale a dire con quelli che sono oggi i trattamenti più utilizzati”, ha detto Peter C. Adamson, Global Development Head, Oncology and Pediatric Innovation di Sanofi. “In Europa la combinazione a base di carfilzomib e desametasone rappresenta un attuale standard di cura. I risultati dello studio di fase 3 IKEMA hanno dimostrato che aggiungere isatuximab a questa combinazione riduce il rischio di progressione di malattia o di morte di quasi la metà. Questi risultati sono alla base di questa importante autorizzazione per il trattamento del MM in Europa”.
Il profilo di efficacia e di sicurezza di isatuximab nei pazienti difficili da trattare
Questa approvazione si basa sui dati dello studio di fase 3 IKEMA, uno studio clinico randomizzato, multicentrico e in aperto che ha arruolato 302 pazienti con MM recidivato in 69 centri e 16 Paesi. L’endpoint primario dello studio IKEMA era la sopravvivenza libera da progressione (PFS). Mentre la PFS mediana, definita come tempo alla progressione della malattia o alla morte, per Kd era di 19,15 mesi, la PFS mediana per i pazienti trattati con isatuximab in combinazione a carfilzomib e desametasone (terapia di combinazione isatuximab; n=179) non è stata raggiunta al momento dell’analisi ad interim pianificata. La terapia di combinazione isatuximab ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte del 47% (hazard ratio 0,531, 99% CI 0,318-0,889, p=0,0007) rispetto al solo Kd standard di cura nei pazienti con MM.
Gli endpoint secondari dello studio IKEMA hanno valutato la profondità della risposta della terapia di combinazione con isatuximab rispetto alla terapia con Kd, compreso il tasso di risposta globale (ORR), la risposta completa (CR), la risposta parziale molto buona (VGPR) e la negativizzazione della malattia minima residua (MRD). L’ORR è rimasto simile per ogni braccio, all’86,6% per la terapia di combinazione isatuximab contro l’82,9% per il Kd, ma non è risultato statisticamente significativo. Il tasso di CR era del 39,7% nel braccio della terapia combinata con isatuximab e del 27,6% nel braccio Kd. Il tasso di VGPR o migliore è stato del 72,6% per i pazienti che hanno ricevuto la terapia di combinazione isatuximab e del 56,1% per i pazienti che hanno ricevuto Kd. La MRD-negatività è stata osservata nel 29,6% dei pazienti nel braccio della terapia di combinazione isatuximab rispetto al 13% dei pazienti nel braccio Kd, indicando che quasi il 30% dei pazienti trattati con la terapia di combinazione isatuximab ha raggiunto livelli non rilevabili di MM con sensibilità 10-5 come misurato dal sequenziamento di prossima generazione (NGS). Al momento dell’analisi ad interim, i dati sulla sopravvivenza globale (OS) non erano ancora disponibili.
Le reazioni avverse più frequenti (≥20%) sono state reazioni all’infusione (45,8%), ipertensione (36,7%), diarrea (36,2%), infezione del tratto respiratorio superiore (36,2%), polmonite (28,8%), affaticamento (28,2%), dispnea (27,7%), insonnia (23,7%), bronchite (22,6%) e mal di schiena (22,0%). Reazioni avverse gravi si sono verificate nel 59,3% dei pazienti che hanno ricevuto la terapia di combinazione isatuximab e nel 57,4% dei pazienti che hanno ricevuto Kd. La reazione avversa grave più frequente è stata la polmonite (21,5%). L’interruzione definitiva del trattamento a causa di reazioni avverse è stata riportata nell’8,5% dei pazienti trattati con la terapia di combinazione con isatuximab e nel 13,9% dei pazienti trattati con Kd. Eventi avversi fatali sono stati riportati nel 3,4% dei pazienti trattati con la terapia di combinazione con isatuximab e nell’1,6% dei pazienti trattati con Kd.
Il mieloma multiplo: un tumore incurabile, nonostante i trattamenti disponibili
Il MM è la seconda neoplasia del sangue maligna per diffusione[i]. Ogni anno se ne registrano più di 130.000 nuove diagnosi al mondo[ii], circa 39.000 in Europa[iii]. Nonostante i trattamenti disponibili, il MM rimane un tumore maligno incurabile, associato a un significativo carico per i pazienti. Infatti, la maggior parte dei pazienti con MM soffre di una ricaduta. Si parla di MM recidivato quando il cancro torna a seguito del trattamento o dopo un periodo di remissione, di MM refrattario quando il cancro non risponde o non risponde più alla terapia.
Isatuximab
Isatuximab è un anticorpo monoclonale che si lega a un epitopo specifico sul recettore CD38 delle cellule MM. È progettato per funzionare attraverso molteplici meccanismi d’azione, tra cui la morte programmata delle cellule tumorali (apoptosi) e l’attività immunomodulatoria. Il recettore CD38 è altamente e uniformemente espresso sulla superficie delle cellule MM tanto da essere un potenziale bersaglio per le terapie a base di anticorpi come isatuximab.
Isatuximab è approvato in UE, Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito, Canada, Australia, Giappone, Russia, Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Taiwan e Qatar in combinazione con pom-dex per il trattamento di alcuni adulti con MM refrattario recidivato. Negli Stati Uniti è approvato anche in combinazione con carfilzomib e desametasone per il trattamento di pazienti adulti con MM recidivato o refrattario che hanno ricevuto da una a tre linee precedenti di terapia. Negli Stati Uniti, il nome generico di isatuximab è Isatuximab-irfc, con irfc come suffisso designato in conformità alla Nonproprietary Naming of Biological Products Guidance for Industry pubblicata dalla FDA.
Sono in corso diversi studi clinici di fase 3 che valutano isatuximab in combinazione con gli attuali trattamenti standard in tutto il continuum del trattamento del MM e uno studio sul suo utilizzo come trattamento di altre neoplasie ematologiche e tumori solidi. La sicurezza e l’efficacia di questi suoi ulteriori utilizzi non sono stati ancora esaminati da nessuna autorità regolatoria al mondo.
Per ulteriori informazioni sugli studi clinici www.clinicaltrials.gov
[i] Kazandjian. Multiple myeloma epidemiology and survival: A unique malignancy. Semin Oncol. 2016;43(6):676-681. doi:10.1053/j/seminoncol.2016.11.004
[ii] International Myeloma Foundation. Myeloma Action Month. https://mam.myeloma.org/learn-more-about-multiple-myeloma/. Accessed February 2021. 2/6.
[iii] João C, Costa C, Coelho I, Vergueiro MJ, Ferreira M, Silva MG. Long‐term survival in multiple myeloma. Clinical Case Reports. 2014;2(5):173-179. doi:10.1002/ccr3.76. 3. Schey SA, Morris J, Maguire Á, Dhanasiri