Screening oncologici: da Pazienti e Clinici la richiesta di un’azione più incisiva per ampliare l’offerta e aumentare l’adesione dei cittadini

  • Paolo Bonaretti, portavoce di All.Can Italia: “Fare dell’Italia un’apripista in Europa per le politiche di prevenzione e diagnosi precoce, dando piena attuazione alla Raccomandazione UE sugli screening oncologici”.
    • Tra le proposte degli esperti: introdurre la prevenzione come materia di insegnamento nelle scuole, digitalizzare i processi di invito allo screening, promuovere un’informazione costante e capillare ed estendere, fino a rendere strutturale, il programma sperimentale per la diagnosi precoce del tumore del polmone.

Roma, 15 febbraio 2024 – Insegnare la prevenzione nelle scuole per promuovere sin da giovani il valore della salute e avvicinare agli screening come parte integrante della cura di sé, digitalizzare e rendere più efficienti i processi di invito allo screening rivolti alle popolazioni target, potenziare il coinvolgimento della medicina del territorio per diffondere un’informazione più capillare e incoraggiare un atteggiamento proattivo verso le opportunità di screening, e ancora estendere ulteriormente il programma sperimentale della Rete Italiana Screening Polmonare (RISP) per ridurre la mortalità per tumore del polmone. Queste sono alcune delle priorità di intervento sollecitate ai Decisori sanitari nel corso della tavola rotonda “La Raccomandazione UE sugli screening oncologici come priorità sanitaria” promossa da All.Can Italia, la coalizione multistakeholder di Pazienti, Clinici, Esperti sanitari e Industria, attiva nel proporre soluzioni concrete per migliorare il percorso dei pazienti oncologici, che si è svolta oggi al Ministero della Salute.

 

Al centro dell’incontro, che ha visto un’ampia partecipazione della comunità scientifica e delle associazioni pazienti di area oncologica – tra cui ACTO ItaliaAIOMEuropa Donna ItaliaFondazione PROLILTROPIWALCE – la necessità di individuare modalità efficaci e sostenibili per allineare l’Italia alla Raccomandazione europea sugli screening oncologici1 che esorta gli Stati membri dell’UE a estendere gli screening già attivi per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon-retto, e a introdurne di nuovi per il carcinoma polmonare, prostatico e gastrico. Attraverso i programmi di screening oncologico, il servizio sanitario offre attivamente, gratuitamente e in maniera sistematica, un percorso organizzato di prevenzione secondaria per individuare precocemente un tumore, o i suoi precursori, permettendo così di intervenire tempestivamente.

 

Secondo l’ultimo Rapporto OCSE “Health at a glance 20232, il cancro si conferma la seconda causa di morte nei Paesi OCSE dopo le malattie circolatorie, pari al 21% di tutti i decessi nel 2021. Il tumore del polmone resta un big killer rappresentando la prima causa di morte sia per gli uomini che per le donne. Secondo il Report, l’Italia si colloca al di sotto della media OCSE sia per l’adesione allo screening per il tumore della cervice, sia per quello del colon-retto. Nel 20223, in Italia si è sottoposto a screening mammografico il 43% delle donne aventi diritto, mentre i livelli di copertura degli screening cervicale e colorettale sono stati rispettivamente del 41% e del 27%, e con un evidente gradiente Nord-Sud, che penalizza le regioni del Meridione.

 

“È fondamentale fare dell’Italia un’apripista in Europa per quanto riguarda le politiche di prevenzione e diagnosi precoce”, afferma Paolo Bonaretti, portavoce di All.Can Italia“Per farlo, All.Can Italia, da anni ormai impegnata nell’efficientamento del percorso del paziente oncologico, chiede con forza che i decisori pubblici si attivino per recepire la nuova Raccomandazione europea sugli screening oncologici ed ampliare i programmi di screening, partendo da progetti pilota sperimentali – come avvenuto per la Rete Italiana Screening Polmonare (RISP) – fino alla loro messa a regime. Per questo motivo oggi siamo qui, presso il Ministero della Salute, per cercare di individuare tutti insieme soluzioni concrete per migliorare i percorsi di diagnosi precoce e recepire le indicazioni che provengono dall’Unione europea”.

 

Un recente studio pubblicato su Jama Network4 ha mostrato che un accesso più equo e capillare agli screening raccomandati per i tumori del polmone, del colon-retto, della mammella e della cervice uterina, potrebbe portare a un’importante riduzione delle morti per cancro, dal momento che il riconoscimento precoce della malattia offre maggiori possibilità di accedere a cure più tempestive, personalizzate e, in molti casi, definitive.

 

La prevenzione primaria e gli screening oncologici sono determinanti per vincere il cancro! Per questo ritengo strategico un coinvolgimento sempre più diretto e attivo di una task force composta dalla Scuola, dalla Famiglia e dai Media. La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT), membro dell’European Cancer League (ECL), è prioritariamente impegnata da un lato a sensibilizzare costantemente il mondo scolastico, diffondendo la cultura della prevenzione come metodo di vita e, dall’altro, ad intensificare l‘operatività dei propri ambulatori diagnostici dedicati alla prevenzione secondaria”, dichiara Francesco Schittulli, presidente LILT.

 

“In Italia ci sono ampi margini di miglioramento per estendere i programmi di screening offerti dal servizio sanitario ma soprattutto per aumentare la partecipazione dei cittadini”, spiega Rossana Berardi, Tesoriere AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) e direttrice della Clinica Oncologica dell’AOU delle Marche – Università Politecnica delle Marche. “Il punto di partenza non può che essere un cambio di paradigma in favore di maggiori investimenti e di una maggiore attenzione sulla prevenzione, sin da giovanissimi, introducendola come materia di insegnamento nelle scuole. Parallelamente, è necessaria un’azione più capillare e incisiva, anche prendendo spunto dalle buone pratiche introdotte in alcune realtà con successo e pubblicate in letteratura. La digitalizzazione dei processi di invito e prenotazione degli screening, in sostituzione della lettera cartacea, e l’utilizzo di reminder tramite contatto telefonico o telematico (WhatsApp, Mail, App) hanno, infatti, dimostrato di essere efficaci nel migliorare la fruizione degli screening. Fattori decisivi sono anche le iniziative di sensibilizzazione rivolte alla popolazione e l’azione degli operatori sanitari, in particolare dei medici di medicina generale, per informare sulle opportunità di prevenzione, intercettare i soggetti ad alto rischio, come nel caso dei forti fumatori, e incoraggiare la partecipazione volontaria ai programmi di screening attivi”.

 

In Italia, nel 2023 si stimano 395.000 nuove diagnosi di tumore3. La neoplasia più frequentemente diagnosticata continua ad essere il tumore del seno (55.900 casi), seguito dal tumore del colon-retto (50.500 casi) e dal tumore del polmone (44.000 casi), neoplasia ad alta incidenza e a prognosi spesso infausta.

 

“Studi scientifici hanno dimostrato come lo screening con l’impiego della TAC del torace a basse dosi nei forti fumatori possa ridurre del 20% la mortalità per tumore del polmone. Ne deriva l’opportunità di ampliare i programmi nazionali di prevenzione oncologica anche verso questa neoplasia, così come indicato dalla Raccomandazione europea”, spiega Silvia Novello, presidente WALCE (Women Against Lung Cancer). “La Rete Italiana Screening Polmonare (RISP), nata nel 2021 con l’obiettivo di reclutare 10mila volontari eleggibili, dei quali oltre 8mila sono già stati sottoposti alla prima TAC, dimostra la fattibilità dell’iniziativa sul territorio nazionale e la buona aderenza da parte dei cittadini. Il programma ha un valore aggiunto in quanto coniuga prevenzione secondaria (con l’impiego della TAC) a prevenzione primaria (con programmi di disassuefazione tabagica). L’ulteriore estensione di questo programma ministeriale al momento attivo in 18 centri e 15 regioni italiane, fino a renderlo strutturale, potrà realmente consentire un cambio di paradigma nella lotta al tumore del polmone “.

 

A ciò si aggiunga l’opportunità di istituire programmi pilota di screening basati sulla ricerca di eredo-familiarità documentata, in particolar modo legata i geni BRCA1 e BRCA2 che, oltre al tumore della mammella e dell’ovaio, possono essere collegati ad altri tipi di neoplasie, tra cui il tumore della prostata.

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